
Non mi sono ancora abituata. Dopo quasi 12 anni di vita qua non mi sono ancora abituata alla parola “dimmi”. Poi in realtà dipende dal contesto, perché magari se interrompi una persona involontariamente mentre parla, ti viene spontaneo dirle: “si scusa dimmi”… oppure quando entri in un bar oltre a “Il solito?” (che amo perché mi da la sensazione di intimità, di appartenza, di accoglienza, di casa), spesso ti dicono “Dimmi”. E va bene.
Ma proprio non sopporto quando me lo dicono come risposta al telefono. Ogni volta quando sto per chiamare una persona perché voglio sentire la sua voce o quello che le è successo durante la giornata, spero tanto di non sentire il tanto odiato dimmi.
“Ciao Ale!”
“Ciao Sanja, dimmi”
…………………………
Ecco, quel dimmi mi è sempre suonato sbrigativo. Spregevole. Come se dessi fastidio. Come se stessi rubando il tempo alla persona che chiamo. E in quel momento mi blocco e non so che dire. Inizio quasi a balbettare e poi dico qualcosa tipo: ”No, niente… così, era solo per sentire come stai, come va”. Chiedo quasi scusa di aver chiamato, di aver rubato i preziosi minuti di una giornata incasinata, piena di cose da fare e senza tempo da perdere, così tipicamente milanese.
Qua non c’è posto per le chiacchiere spensierate, per cicerare, per raccontarsi le emozioni, le sensazioni, i dolori. Per condividere.
Il “dimmi” è una espressione che sottolinea che se hai chiamato, allora hai da dire qualcosa o a chiedere qualcosa di utile, di importante.
Insomma, che ti serve qualcosa.
E perché qua non c’è mica tempo da perdere.
Ed io non mi abituerò mai.
detesto anch’io…motivo per cui ho finito per usare pochissimo il telefono….già quando parlo tendo a sintetizzare (fenomeno degli ultimi anni) per paura di annoiare…Meglio a quattr’occhi e live o meglio”scrivere” c’è più-spazio-
Il-MiDIca- secco-lo uso solo per banca e padroni di casa…che tanto son sempre brutte notizie..:-)
L’altro giorno una persona mi disse:”Tu ami molto il telefono”…. allora, anche se sotto sotto forse c’era una sottile critica, io ho sorriso. Perché è vero. Amo telefonare, perché amo sentire la voce delle persone che chiamo. E quando mi squilla il cellulare sono sempre contenta di accogliere l’altra persona che se mi chiama, ovviamente ha o il piacere, o il bisogno, o la necessita’, o la voglia di sentirmi…. La voce fa fatica a nascondere l’anima, le parole scritte invece sono un ottimo scudo.
è vero trattasi di scudo…Una volta vivevo senza :-)…del tipo che a 20 anni (poco prima di andarmene di casa)ho venduto Tutto l’oro ( e non esistevano i”compro-oro!!) che avevo per nascondere a mio padre una bolletta di 500mila lire!!
….passavo le notti al telefono…
Guarda…
il Dimmi io lo uso apposta quando non voglio sentire qualcuno..e quando uno se lo sente dire capisce subito che deve tagliare corto..
Ma allora vuol dire che nessuno vuole sentire nessuno visto che sento tutti intorno a me dire quel fastidioso Dimmi, quando li squilla il cellulare!?
Ciao…come stai…cosa vedono i Tuoi occhi in questo momento?…che suono Ti ha colpito di più stamattina?…E la sensazione più calda che Ti ha “aperto” la giornata?… Vorrei un colore, il Tuo colore di oggi…
o semplicemente: Ciaoooo! Che piacere sentirti! Oppure: che mi racconti, come stai ecc….. tutto tranne DIMMI!
🙂 era un modo carino di confermare che non mi piace quel “dimmi”…
che grande e piacevole sorpresa leggerti così vera e profonda,quasi presente in tempo reale.Tu sai che io preferisco la voce diretta a qualsiasi e mail ma non riesco a chiamarti spesso per radio per non essre invadente o petulante mami piacciono tanto le tue doppie “elle” deliziose Ora so che sai esprimere i tuoi sentimenti e le tue sensazioni in modo molto efficace e mi congratulo con te:un abbraccio forte toti
Ormai siamo tutti sempre connessi, che belli i tempi quando alzavi il telefono, (quello grigio con il filo! ) senza sapere chi fosse, e che felicità nello scoprire la voce che stavi aspettando. Oggi é raro ripetere quel l’esperienza, molte relazioni “asincrone”, mail, sms, riscontrate in luoghi e momenti diversi, ciò ci fa passare dalla necessitá (chi sará ?) alla possibilitá di evitare o alla meglio, orientare la relazione, con buona pace della spontaneitá e immediatezza.